Nelle Cinque Terre, arroccate tra monte e mare, la coltivazione della vite e dell’olivo è sostanziale per mantenere un territorio modellato dall’uomo. La lotta secolare per strappare al mare terra sufficiente alla propria sussistenza ha creato un paesaggio unico ma di estrema fragilità, come ha dimostrato la devastazione provocata dall’alluvione dell’ottobre 2011. La conservazione del territorio parte dalla pulizia degli incolti e dalla ricostruzione dei muretti a secco che delimitano le terrazze, dette cìan, ed è un’attività fondamentale perché permette di tenere sotto controllo i corsi d’acqua che scendono dai ripidi pendii, scongiurando così il pericolo di frane. La tecnica è antica e non prevede l’uso di cemento bensì esclusivamente di pietre di ogni forma e dimensione, che garantiscono il drenaggio del terreno e permettono alla vegetazione di consolidarlo. Costruire e ricostruire si trasforma un dialogo ininterrotto e necessario con il territorio stesso.
La presenza dei muretti a secco è fonte di biodiversità, essendo essi dimora di un ampio spettro di specie vegetali, (Sedum, Inula Viscosa, Violaciocca, Parietaria, Valeriana…) e animali (bisce, topi, talpe, tassi, furetti, scorpioni, lucertole, lombrichi, ecc.), inoltre essi svolgono un ruolo importante nel modificare temperatura ed umidità dell’aria e del terreno.